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Elezioni, l'analisi del professor Bracalente: 'Zuccarini ha saputo attrarre piu' elettori dai 4 candidati esclusi'

 

Studio sui flussi elettorali. 'Le elezioni europee hanno sconvolto il panorama politico della nostra regione molto piu' che nelle altre'

 

"Le elezioni europee hanno sconvolto il panorama politico della nostra regione, molto più di quanto avvenuto in altre regioni italiane. Il voto di appartenenza non c'è più: è calata radicalmente la fedeltà al proprio partito politico. Nello stesso giorno, a distanza di qualche secondo, un elettore vota a sinistra per le europee e a destra per le comunali oppure viceversa. Il confronto tra le politiche del 2018 e le europee di quest'anno rivela una enorme mobilità. Si potrebbe definire un elettorato più libero e più maturo": sono alcune delle considerazioni fatte dal professor Bruno Bracalente dell'Università di Perugia sull'analisi dei flussi elettorali in Umbria.


Uno studio presentato a Palazzo Cesaroni, condotto con il software messo a punto dal professor Antonio Forcina e con la collaborazione di Nicola Falocci e Brunello Castellani del Servizio studi e valutazione delle politiche dell'Assemblea legislativa dell'Umbria.

IL VOTO A FOLIGNO. Il candidato del Centro destra Zuccarini ha vinto perché ha mantenuto oltre il 92 per cento dei voti del primo turno e perché, rispetto al candidato del Centro sinistra Pizzoni, ha attratto molti più elettori da tutti i quattro candidati esclusi dal ballottaggio (2300 contro 1100, mentre 1700 si sono astenuti). In particolare i 3500 elettori che al primo turno avevano scelto il candidato del M5S Fantauzzi al ballottaggio hanno votato per il 36 per cento Zuccarini e per il 29 per cento Pizzoni (il restante 34 per cento non ha votato). I restanti circa 1600 elettori dei candidati che hanno ottenuto meno voti hanno scelto in larga prevalenza il candidato del centrodestra (o l'astensione, in particolare gli elettori di Stefanucci) e solo in piccola parte il candidato del centrosinistra (il 16 per cento degli elettori di Trombettoni). Nel turno di ballottaggio Zuccarini ha peraltro riportato al voto anche una piccola parte di elettori che non avevano votato al primo turno e ha pagato molto meno di Pizzoni l'astensione dei propri elettori dal voto al secondo turno.

LE EUROPEE. "Le oscillazioni che hanno interessato i principali partiti e movimenti - ha spiegato Bracalente - sono di entità senza precedenti: il PD, che alle Europee del 2014 aveva avuto uno straordinario successo, ha perso 120mila voti in cinque anni e quasi 20mila anche rispetto alle Politiche del 2018; Il M5S ha più che dimezzato i propri voti rispetto alle Politiche di un anno fa, perdendone 75 mila; lo stesso ha fatto Forza Italia, che in un anno è passata da 60 mila a 29 mila voti; la Lega, che alle Europee del 2014 aveva ottenuto 12 mila voti è passata a 103 mila alle Politiche del 2018, fino a raggiungere i 171 mila voti in queste elezioni europee; stabile la sinistra radicale, intorno ai 25 mila voti, mentre sia la destra di Fratelli d'Italia che le altre liste di centro destra o estrema destra sono in decisa crescita, dai 25 mila voti del 2014 ai 38 mila di queste elezioni europee": sono le considerazioni iniziali e basilari

L'ANALISI E I DATI
Nel confronto tra le Politiche 2018 e le Europee 2019, emerge lo straordinario successo della LEGA, passata da 103 mila a 177 mila voti, che è stato determinato, oltre che dalla conferma di quasi tutti i suoi consensi delle Politiche precedenti, da flussi in entrata da tutti i settori dello schieramento politico. In primo luogo dal M5S, che ha ceduto alla Lega oltre il 16 per cento dei suoi 141 mila voti ottenuti nel 2018 (circa 24 mila). Il secondo flusso in entrata per consistenza assoluta è quello di provenienza PD, che ha ceduto alla Lega circa 21 mila voti, il 16 per cento dei 127mila voti ottenuti nel 2018. Molto consistente è anche il flusso di provenienza FI, che ha ceduto alla Lega oltre un quarto dei suoi 60mila voti (17mila). Altri flussi provengono da FdI e dalle altre liste di destra (in complesso circa 7mila) e, in misura notevole, dal non voto del 2018 (circa 11mila).

Il PD ha mantenuto quasi il 90 per cento dei propri voti del 2018. I principali flussi in uscita sono andati al non voto (oltre 16mila voti assoluti, 13 per cento dei propri voti del 2018) e alla Lega (21mila voti, 16 per cento), mentre è stato a è stato modesto il deflusso verso il M5S (2mila voti). In entrata il flusso principale proviene dalle liste di sinistra, che complessivamente hanno ceduto al PD il 23 per cento dei propri voti del 2018 (oltre 6 mila). Anche le altre liste di Centro sinistra gli hanno ceduto il 23 per cento dei loro voti (3 mila) e, come la Lega, ha recuperato una parte dell'astensionismo del 2018: circa il 3 per cento, pari a 5 mila voti. A differenza della Lega, il PD ha invece intercettato poco il consistente flusso in uscita dal M5S (3 mila voti). Il saldo dei flussi in entrata e in uscita è negativo per oltre 20 mila voti.

Il dimezzamento dei voti del M5S è stato determinato in primo luogo dall'astensionismo: il flusso verso il non voto ha infatti riguardato ben il 37 per cento dei propri elettori del 2018 (oltre 50 mila). Ha inoltre pesato il già ricordato flusso verso la Lega (24 mila voti), mentre sono stati limitati i flussi verso il PD e le liste di sinistra (circa 3 mila voti ciascuno). In entrata piccoli flussi di provenienza da entrambi i lati dello schieramento politico e uno un po' più consistente dal non voto delle Politiche (circa 6 mila voti).

Il dimezzamento dei voti di FORZA ITALIA deriva principalmente dal flusso verso la Lega a cui ne ha ceduti 17 mila, pari a circa il 28 per cento di quanti ne aveva ottenuti un anno fa. Ne ha poi ceduti 15 mila al non voto e quasi 4 mila a FdI, in parte compensati da un flusso in entrata dal medesimo partito; in entrata anche altri piccoli flussi di varia provenienza e dal non voto del 2018.

Tale le altre liste quella che ha ottenuto il migliore risultato è FRATELLI D'ITALIA, che ha acquisito voti da Forza Italia e dalla Lega (circa 3mila voti da ognuno), dal M5S (meno di 2 mila) e anche dal non voto del 2018 (altri 3mila voti); ne ha a sua volta ceduto in diverse direzioni, in particolare alla Lega (3/4mila). Le altre liste di destra e centro destra hanno avuto flussi in entrata provenienti da diverse liste, anche di centro sinistra, ma sempre molto limitati.

La Sinistra ha invece ceduto molti voti al Pd (6 mila, quasi un quarto dei propri voti del 2018) e in parte al non voto (4 mila), acquisendone quasi altrettanti in particolare dal M5S e dal non voto del 2018. Più Europa ha beneficiato di flussi in entrata dalle liste di centro sinistra e in piccola parte anche dal non voto.

Dalle Politiche 2018 alle Europee 2019 il complesso delle astensioni in senso lato (elettori che non si sono recati ai seggi o che hanno espresso voto nullo o hanno lasciato la scheda bianca) è aumentato di circa 73 mila (da 165 mila a 238 mila), i partiti più penalizzati dal fenomeno, ovvero quelli che hanno subito le più consistenti differenze negative tra i flussi in uscita verso il non voto e flussi in entrata dal non voto delle elezioni precedenti, sono il M5S (47 mila) e poi FI (14 mila) e il PD (12 mila). Altre liste hanno invece avuto un limitato saldo positivo.

 


 



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